Se l’inquilino muore folgorato da una scossa elettrica  il proprietario e “l’amministratore di fatto” sono responsabili di omicidio colposo

Se l’inquilino muore folgorato da una scossa elettrica il proprietario e “l’amministratore di fatto” sono responsabili di omicidio colposo

 

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Corte di cassazione – Sezione IV penale – Sentenza 10 ottobre 2012 n. 40050

La Corte di Cassazione, Sezione Penale, con la sentenza n. 40050/12, ha stabilito che il proprietario di casa e l’amministratore, anche soltanto di fatto, rispondono penalmente (omicidio colposo)  della morte dell’inquilino rimasto folgorato a causa della mancanza del “salvavita “all’interno dell’abitazione.

L’assurda vicenda, è avvenuta a Catania e proprio nella città etnea,  è ubicata la casa dove lo sfortunato inquilino fu raggiunto mentre si faceva la doccia da una prima scarica elettrica; a quel punto, per capire il motivo della dispersione, l’uomo si recò sul terrazzo di copertura dell’abitazione e “senza che avesse in alcun modo armeggiato con i fili elettrici”, “venne attinto dalla mortale scarica”, soltanto “per avere contemporaneamente toccato il tubo conduttore dell’elettricità all’autoclave e l’inferriata a potenziale elettrico zero”, dove venne trovato ancora aggrappato dai soccorritori.

 

 

Dagli accertamenti tecnici era risultato un impianto “assemblato in modo rudimentale e al quanto approssimativo”, tale da escludere, dunque, che la protezione fosse assicurata.

Non si può rimproverare all’inquilino un comportamento spropositato, secondo l’id quod plerumque accidit, per aver tentato di capire l’origine della perdita, salendo su una terrazza a cui gli era precluso l’ingresso ma che evidentemente era dotato di libero accesso; non può dunque addossarsi al povero inquilino tutta la responsabilità,  anche se i Giudici di Piazza Cavour,  hanno confermato un suo concorso di colpa al 20%.

Importante,  è anche il riconoscimento della responsabilità in capo al figlio, quale amministratore di fatto, senza perciò che vi fosse stata alcuna formalità di sorta”, nella preposizione ma soltanto sulla base del fatto che egli aveva indicato l’appartamento come “casa mia”, incassava i canoni di locazione rilasciandone ricevuta e dopo l’evento si occupò della messa a norma dell’impianto al posto della vecchia  madre 

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