Le reti di Impresa: le ragioni di un successo annunciato

Le reti di Impresa: le ragioni di un successo annunciato

 Impresa Internazionale

LE RETI DI IMPRESA: LE RAGIONI DI UN SUCCESSO ANNUNCIATO. A cura dell’Avv. Maurizia Venezia

Come già visto in sede di presentazione del bando di finanziamento della Regione Lazio per le aggregazioni aziendali e le start-up di reti ( Cfr su questo sito “INSIEME PER VINCERE CON LE RETI DI IMPRESA: LA REGIONE LAZIO METTE A DISPOSIZIONE  50.000.000,00 PER LE AGGREGAZIONI AZIENDALI E LE START-UP DI RETI”) un nuovo strumento contrattuale è oggi a disposizione dei nostri manager, che non vogliano operare come “monadi” chiuse, ma abbiano come obiettivo la collaborazione aziendale finalizzata alla crescita di competitività e l’innovazione aziendale: le reti di impresa.

Possono accedere a tale contratto le “imprese”, intese nella accezione più ampia di operatori economici riconosciuta dalla nozione comunitaria di impresa, ovvero, non solo società di capitali, di persone, imprese individuali, cooperative, ma anche imprese pubbliche ed associazioni.

 

Il mondo imprenditoriale riconosce comunemente che attraverso tali contratti possano realizzarsi gli obiettivi di crescita e di innovazione per le piccole e medie imprese; apertura di nuovi orizzonti di  alleanze e cooperazioni interaziendali, anche nei campi dello sviluppo e della ricerca; condivisione di conoscenze e professionalità; organizzazione e gestione della filiera produttiva

E’ evidente la profonda differenza dei contratti di rete con gli strumenti contrattuali già in uso tra le imprese. Ciò per la loro duttilità ed economicità. Possono infatti: a) evolvere verso forme giuridiche differenti (quali le fusioni, le acquisizioni, gli scambi di partecipazioni, la costituzione di società terze) permettendo alle aziende di effettuare più ponderate progressioni; b) beneficiare di  tutta una serie di vantaggi e agevolazioni che consentono alle aziende di abbattere sensibilmente i costi connessi alle operazioni commerciali sull’estero. La stipula del contratto di rete d’impresa consente, infatti, di usufruire di benefici amministrativi, fiscali e finanziari: permette di intrattenere rapporti con la Pubblica Amministrazione e di stipulare convenzioni con l’A.B.I; gode di un regime di sospensione d’imposta; accorda un più efficace accesso al credito ed ai finanziamenti.

Il contratto di rete è stipulato nella forma dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata, ma anche nella forma dell’atto firmato digitalmente, e dovrà contenere nel dettaglio una serie di elementi. Ferma restando l’indispensabilità dell’indicazione degli obiettivi strategici di innovazione ed innalzamento della capacità competitiva e delle modalità concordate per misurare l’avanzamento verso tali obiettivi, ricordiamo, sinteticamente, gli ulteriori elementi da inserire nella stipula: la denominazione sociale delle imprese aderenti alla rete; l’indicazione delle attività comuni; l’oggetto della rete (servizi,  progetti di ricerca, di produzione, di vendita, di acquisto); costituzione, attraverso i conferimenti delle imprese aderenti, di un fondo destinato a fronteggiare i costi comuni; previsione dei diritti e degli obblighi assunti da ciascuna impresa partecipante e le modalità di realizzazione dello scopo comune da perseguirsi con il fondo patrimoniale comune;  i criteri di valutazione dei conferimenti che potranno anche essere costituiti da un patrimonio destinato all’affare ad opera di ciascun contraente, ai sensi dell’articolo 2447-bis, primo comma, lettera a), del codice civile; la durata del contratto e le relative ipotesi di recesso; l’organo di governo che persegue il programma di rete ed i relativi  poteri, anche di rappresentanza, e le modalità di partecipazione di ogni impresa all’attività dell’organo; la divisione del lavoro riguardo all’obiettivo comune in tutte le fasi di programmazione, coordinamento ed esecuzione, con individuazione dei relativi responsabili; le sanzioni contrattuali in caso di inadempimento da parte di un   membro della rete al compito affidatogli; le aspettative di guadagno atteso dalla realizzazione del progetto o servizio; le possibili soluzioni transattive degli eventuali conflitti tra i membri della rete; le modalità contenziose: i tipi di arbitrato. Il contratto di rete è iscritto nel registro delle imprese ove hanno sede le imprese contraenti.

Nella redazione dei moduli contrattuali la legge ci ha consentito di assecondare le più varie esigenze di collaborazione interaziendale, privilegiando di volta in volta: a) l’interesse al mantenimento  della indipendenza delle imprese; b) la stabilità, in linea di massima, del rapporto; b) la libertà per le parti di vincolarsi più o meno strettamente, potendo spaziare tra la mera collaborazione, la presenza di una impresa con funzioni di comando e l’integrazione più profonda, sempre ferma restando la matrice assolutamente anticoncorrenziale del rapporto.

Dagli ultimi censimenti forniti dai laboratori di studio nazionali sulle reti di impresa, con cui collaboro sin dalle prime applicazioni del contratto, emerge che  sono tante  le aziende italiane finora coinvolte nelle reti di impresa. Ai primi di ottobre contiamo  ben 458 contratti di rete operativi, per un totale di oltre 2.469 imprese interessate. E comunque stiamo parlando delle imprese che hanno steso un vero e proprio contratto legale, se volessimo contare le reti di collaborazione stabili, ma informali, il numero salirebbe e di molto.

Le tipologie di contratto sono le più diverse, territoriali e non, specialistiche, di professionisti, di subfornitura, necessitate dalla difesa dei brand o mosse dall’intento di sfidare mercati difficili ed esigenti come quello cinese o russo. Tra i modelli di reti di successo,  che portiamo all’attenzione del mondo imprenditoriale locale, evidenziamo: a) la rete verticale dell’Esaote biomedicale, dove la società capofila ha stretto in un contratto i suoi fornitori con l’obiettivo di consolidare la filiera, responsabilizzarla e coinvolgerla in una forma di partenariato e di  Gucci, che ha favorito la nascita di una rete di imprese fornitrici di pelletteria senza farne parte direttamente, ma con l’intento di renderle più strutturate e più attente al raggiungimento degli standard qualitativi necessari alle sue produzioni d’eccellenza; b) la rete au pair  della bolognese Racebo tra aziende della componentistica per motociclette di cui ognuna è specializzata in una nicchia, ma soffriva di scarsa visibilità e basso potere di negoziazione. Unendosi “in rete” possono andare con orgoglio al Motorshow e scambiarsi tra di loro le informazioni necessarie per fidelizzare la clientela; c) la rete “ a stella” implementata dalle  33 aziende oil & gas della Basilicata, piccole imprese fornitrici dei grandi gruppi petroliferi come Eni e Total che estraggono in zona. Unendosi in Rete Log i Piccoli lucani che assicurano una serie di servizi accessori hanno potuto integrarsi e presentare ai loro committenti un’offerta più strutturata e l’esperienza di Lecco con i «Men at work», un progetto che ha coinvolto 23 imprese prevalentemente meccaniche, alcune concorrenti tra loro, che hanno saputo collaborare per aprirsi nuovi mercati; d) la rete “orizzontale”  creata a Verona da 18 piccole aziende con meno di 10 dipendenti nel campo della trasformazione dei funghi in Veneto, Lombardia e Trentino e che coltivano l’ambizione di conservare la leadership italiana in questa particolare nicchia dell’agroalimentare; e quella denominata “Baco”, nata a Bologna per iniziativa di Unindustria con cui quattro aziende della riabilitazione medica e dell’ortopedia hanno formalizzato una rete che mette assieme mille addetti e ha un obiettivo impensabile: conquistare, grazie a un accordo raggiunto con la Federazione cinese dei disabili, il mercato della disabilità che nel Paese di Mao conta numeri elevatissimi (circa 83 milioni di persone interessate). Si registrano inoltre reti orizzontali di servizi per l’internazionalizzazione, quali ad esempio, reti di produttori per la creazione di marchi comuni per prodotti destinati a mercati esteri; reti per l’offerta integrata di servizi per l’accesso ai mercati esteri di una o più filiere; reti di supporto per la tutela della proprietà intellettuale e la difesa dalla contraffazione e pirateria in ambito internazionale.

Si stanno inoltre via via affermando, anche se  “informali”, le reti di consulenti in servizi per l’export, quale l’Ufficio Business Europa (UBE) i cui servizi puntano ad aumentare il numero delle imprese esportatrici non in grado – da sole – di accedere ai mercati esteri, nella convinzione che :” Se vuoi arrivare primo, corri da solo; se vuoi arrivare lontano, corri insieme”.

Avv. Maurizia Venezia

 

 

 

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