Guida operativa alla internazionalizzazione delle imprese italiane. Il primo passo: Audit aziendale ed Ufficio Business Europa. A cura dell’Avv. Maurizia Venezia

Guida operativa alla internazionalizzazione delle imprese italiane. Il primo passo: Audit aziendale ed Ufficio Business Europa. A cura dell’Avv. Maurizia Venezia

Impresa_InternazionaleGuida operativa alla internazionalizzazione delle imprese italiane. Il primo passo: Audit aziendale ed Ufficio Business Europa. A cura dell’Avv. Maurizia Venezia

La grave crisi economica, finanziaria e strutturale in cui versa il nostro territorio impone alla classe imprenditoriale una riflessione profonda  sulle concrete possibilità di accesso ai mercati internazionali, che si presentano, oggi molto più che nel passato, come risorsa salvifica e vitale.

Compiere il grande passo non è affatto semplice, in quanto le ridotte dimensioni, la monodirezionalità, la scarsa capacità di interazione e collaborazione in settori limitrofi e strategici, in poche parole il cd “nanismo”, riduce la nostra competitività internazionale ed è nodo cruciale, oltre che questione da risolvere in via prioritaria, incidendo in maniera negativa su trend di crescita e capacità di penetrazione  nei mercati.

 

In primo luogo, le imprese dovranno riuscire a concretizzare gli obiettivi di una maggiore efficienza aziendale e della crescente capacità di costruzione di sinergie: ciò significa per gli operatori economici grandi capacità di adattamento e disponibilità di una serie di strumenti giuridici, economici e fiscali, capaci di indirizzare la propria realtà verso l’estero, contemperando, da un lato, le concrete possibilità offerte dai mercati, dall’altro le inclinazioni ed aspettative aziendali.

Gli strumenti giuridici tradizionali non hanno sino ad oggi rappresentato un valido aiuto, ingessando le attività di impresa in schemi rigidi e poco pratici o fornendo soluzioni estemporanee e destinate a non durare nel tempo.

Basti pensare ai consorzi, ai gruppi di impresa, alle associazioni temporanee di impresa (ATI), alle joint venture, ai semplici coordinamenti aziendali destinati ad un singolo progetto o che durano lo spazio di un progetto/finanziamento pubblico.

La disciplina comunitaria, le prassi estere, nuovi e lungimiranti interventi legislativi e la pratica operativa della migliore classe imprenditoriale italiana si avvalgono oramai di strutture piu’ agili e snelle: il GEIE, il contratto di rete, l’ufficio di rappresentanza e l’Ufficio Business Europa (UBE).

Tuttavia,  solo poche aziende nella fase iniziale, temendo di fare un salto nel buio e non avendo un’organizzazione tale da poter sostenere i necessari investimenti, sono fermamente convinte della propria capacità di penetrazione in altri mercati.

Una soluzione economicamente sostenibile e strategicamente premiante sarebbe effettuare una valutazione preliminare esterna  circa aspettative e potenzialità della propria realtà economica e finanziaria: il cd Audit, attività indipendente ed obiettiva di assurance e consulenza, finalizzata al miglioramento della efficacia e dell’efficienza dell’organizzazione ed alla minimizzazione ed il controllo dei costi, al controllo della gestione del rischio (cd Risk Assessment, ovvero la identificazione e la valutazione  del rischio per ciascun processo) e della conformità alle leggi e alle norme, al potenziamento della capacità di migliorare ed innovare costantemente.

Obiettivo: un piano di Audit che conduca ad un  sistema di gestione integrato con strumenti e prodotti adeguati ad ottimizzare i singoli settori dell’azienda o la sua organizzazione complessiva, identificando le aree meno performanti per massimizzare i margini di miglioramento con soluzioni (intervento di Audit), sia specifiche per i vari settori, che multisettoriali.

Nel solco di tali esigenze, diventa nevralgica l’attività di consulenza di un network internazionale di professionisti che operino nell’ambito dell’UE come un vero e proprio Ufficio Business Europa (UBE). Introdotto di recente nella pratica operativa delle nostre migliori realtà industriali, l’UBE è business unit dell’impresa, gestito in outsourcing e direttamente relazionato all’alta direzione aziendale.  Collabora con le funzioni commerciale e comunicazione e, ove  presente, con la funzione qualità; affianca le aziende e le aiuta ad organizzarsi per competere nel contesto economico europeo fornendo servizi su misura- audit, informazione e consulenza -; attraverso politiche di sviluppo e di alleanza; stimola investimenti e delocalizzazioni in nuovi territori ed offre prospettive di sviluppo diverse dagli schemi tradizionali.

Obiettivo: massimizzare il profitto, ridurre i costi, massimizzare la quota di mercato, minimizzare i rischi finanziari, massimizzare l’efficienza e la flessibilità dell’azienda.

Inoltre, e’ statisticamente dimostrato che maggiore è il grado di internazionalizzazione del proprio assetto manageriale, minore sarà la dipendenza del futuro dell’azienda  dalle politiche economiche e finanziarie nazionali, che siano di destra o di sinistra, e dai loro repentini ed inaspettati cambiamenti di rotta.

A questo punto, la scelta della location diviene molto importante ed è in genere condizionata da una molteplicità di fattori: il costo del lavoro, la novità del prodotto o del processo tecnologico utilizzato per produrlo, il livello di concorrenza del mercato estero, la reperibilità delle materie prime.

Si è notato, infatti, che maggiore la similarità tra Paese di provenienza e quello tappa del processo di internazionalizzazione, maggiore è la somiglianza della domanda e maggiore è il volume degli scambi.

La similarità, determinata da vari fattori quali il clima, la capacità di innovazione, le dotazioni di macchinari, infatti, genera interdipendenza e sinergia privilegiata. E’ il caso degli USA che hanno come maggior partner di scambio il Canada. E’ il caso della Unione Europea in cui i Paesi aderenti formano una rete di scambio che giova a tutti grazie al conseguimento di una politica di mutuo benestare.

Passo fondamentale, dunque, è la meditata scelta del mercato estero ottimale, seguita dall’ organizzazione di una struttura aziendale da cui derivi la migliore qualità possibile dei prodotti anche attraverso la predisposizione di nuove linee, grazie ad un dipartimento, esterno od interno, di ricerca e di sviluppo, di marketing internazionale e di altre strutture di supporto: le compagnie più flessibili sono quelle che “aggrediscono” con successo il mercato mondiale e sono quelle che con maggiore probabilità intraprenderanno il percorso di internazionalizzazione.

Ecco, in sintesi, il processo di internazionalizzazione step by step:

Studio del mercato estero

 

Esplorazione delle opportunità di tale mercato

 

Valutazione della capacità dell complesso aziendale di soddisfare le esigenze del mercato estero

 

Predisposizione degli opportuni correttivi all’organizzazione dell’attività d’impresa, anche attraverso la creazione di aggregazioni e sinergie con altri imprenditori appartenenti alla medesima filiera produttiva

Vera e propria attività di export diretta a Paesi con mercati simili a quello locale

Eventuale esplorazione di mercati piu’ lontani.

 

 

In ognuna di tali tappe puo’ essere utile rivolgersi “face to face” all’Ufficio Business Europa (UBE) business unit dell’impresa gestita in outsourcing ed affidata a professionisti esperti, che siano in grado di individuare, tra l’altro, partner commerciali, catturandone l’efficienza “statica” utilizzando minori costi di lavoro o esplorando l’innovazione di altre imprese e stringendo alleanze con un fornitore innovativo. Attraverso la gestione delocalizzata di una o piu’ attività della catena produttiva si alleggerisce infatti la struttura aziendale rendendola piu’ funzionale e meno complessa, piu’ simile ad una azienda che fa commercio, riducendo i costi con stimolo per l’innovazione.

E’ il genio creativo dell’imprenditore che crea le opportunità di impresa, costruendo dell’impresa il  significato ed il fine” (Eckhardt e Shane’s)

Avv. Maurizia Venezia

 

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