Assistenza stragiudiziale, limiti per il gratuito patrocinio

Assistenza stragiudiziale, limiti per il gratuito patrocinio

 

avvocato

Il CNF, con un decsione avallata dalla Corte di Cassazione, sentenza n. 9529, ha stabilito che  l’avvocato non può far pagare alla cliente, ammessa al patrocinio a spese dello Stato, l’attività finalizzata al giudizio.

La richiesta di un pagamento è dovuta solamente  quando il lavoro stragiudiziale non è propedeutico al procedimento da instaurare davanti al giudice; il mancato rispetto della regola è costata alla ricorrente una sospensione di due mesi e mezzo dall’esercizio della professione.

Il Consiglio nazionale forense, con una decisione avallata dalla Cassazione, (sentenza 9529) ha contesato all’avvocato la violazione degli articoli 3 e 6 del codice deontologico e dell’articolo 85 del testo unico sulle spese di giustizia (Dpr 115/202).
Lo stesso Cnf, nel constestare al legale la violazione degli artt. 3 e 6 del codice deontologico e dell’art. 8 del Testo unico spese di giusizia, (DPR 115/2002) ha ricostruito la portata dell’istituto specificando che l’attività professionale di natura stragiudiziale che l’avvocato si trova a svolgere nell’interesse del proprio assistito non è ammessa al patrocinio, in quanto esplicantesi fuori dal processo, con la conseguenza che il relativo compenso si pone a carico del cliente»;

differente è invece il caso in cui l’attività va ricompresa nella stessa azione giudiziaria.


Per la Suprema Corte di Cassazione non c’è dubbio che la voce “ricerca documenti”, messa in conto all’assistito, fosse finalizzata alla causa. 
Inoltre, i Giudici di Piazza Cavour, ribadiscono che la determinazione della sanzione spetta al Cnf, senza possibilità per i giudici di interferire.

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